IL REGNO EBRAICO DELL’ADIABENE

COMPIMENTO DELLA PROFEZIA DI GIONA

 

 

L’importanza del Libro di Giona - profeta singolare perché rammaricato per il successo della sua missione – deriva dal fatto che la sua profezia – il ravvedimento del popolo di Niniveh – si era nuovamente, e più compiutamente, avverata a distanza di circa ottocento anni, quando il Popolo d’Israele vedeva nuovamente minacciata la propria esistenza.

Il Libro di Giona è letto per intero di Yom Kippur preceduto dall’ultimo versetto del Profeta Ovadia “E dei liberatori saliranno sul Monte Sion per pronunciare sentenza intorno al monte di Esau e la sovranità apparterà al Signore ”,  e quindi messo in relazione con la Speranza Ebraica per la Libertà e la Sovranità del Signore in opposizione al potere dei vari tiranni pagani.

E’ detto che Giona ebbe gran rincrescimento per il ravvedimento e la salvezza del Popolo di Niniveh, cioè dell’Assiria. Forse per il gran rincrescimento provato da Giona questo ravvedimento era di breve durata. Infatti nell’anno 721 a.E.v. il re assiro sconfisse il Regno di Israele, portò in cattività le dieci tribù e poi assediò anche Gerusalemme.

Ma il Regno dell’Assiria venne sconfitto dal Regno di Babilonia a sua volta sconfitto dai Medi e dai Persiani a loro volta sconfitti da Alessandro il Macedone. Nel Regno Seleucide – formatosi dopo la morte di Alessandro – il territorio dell’Assiria era solo una oscura Eparchia nella Satrapia della Mesopotamia; la capitale Arbela  era colonia greca col nome Alessandria mentre Niniveh, un tempo la grande città, non venne neppure rifondata. Accanto ai coloni greci vivevano in questa Eparchia vari gruppi etnici: Assiri e i discendenti di popolazioni assoggettate e portate in cattività durante i secoli passati, fra cui anche le dieci tribù d’Israele.

La lotta Maccabei coincide con l’espansione in Mesopotamia dei Parti e la migrazione del popolo dei Saci (di stirpe mongola) verso l’India dove riescono a stabilire un impero durato diversi secoli. Un gruppo di Saci, staccatosi dalla corrente principale conquistò l’Adiabene e un altro si insedòa nel Charachene, sulla foce comune dei fiumi  Tigris e Eufrate sul Golfo Persico, intorno all’attuale città di Bassora.

Di grande influenza sullo sviluppo storico dell’Adiabene furono i rapporti tra Roma e il Regno dei Parti. Nell’anno 96 a.E.v. Silla riceve un ambasciatore del Re Parto e viene riconosciuto il confine sull’Eufrate per cui l’Adiabene divenne (nell’anno 94 a.E.v.?)  regno vassallo del Regno Parto. Questa assegnazione venne confermata da Pompeo nell’anno 64 a.E.v. quando era “arbitro” nel conflitto fra il sovrano parto e quello armeno. Augusto nell’autobiografia accenna all’asilo concesso a “Artassare, re dell’Adiabene”.

Nel Regno dei Parti  all’inizio dell’Era volgare vì erano due regni vassalli con dinastie sacie: Il Charachene sul Golfo Persico al Sud e l’Adiabene sul Tigris e i laghi Piccolo e Grande Zab al Nord, su una delle tante vie commerciali dall’Oriente verso l’Impero Romano; il contatto preferenziale con l’impero stabilito dai Saci in India appare più che un’ipotesi. Occorrevano però anche contatti preferenziali in quel grande mercato di consumo che era allora l’Impero Romano. Intorno all’anno 20 E.v. re Monobaz I° dell’Adiabene invia il proprio figlio Izates alla corte di re Adinerglus del Charachene. Per rafforzare il legame fra le due dinastie – sacie – Izates sposa Simacho, figlia di re Adinerglusì, che insieme ad altre principesse del Charachene si era convertita all’Ebraismo per merito di un mercante ebreo. Izates, pur consigliato di rimanere solo Temente di D’O, sceglie la conversione piena. Al ritorno ad Arbela Izates trova che anche sua madre – la regina Helène – si era convertita all’Ebraismo, per merito di un altro mercante ebreo.

Intorno all’anno 25/26 E.v. , alla morte di re Monobaz I°,  Izates  viene acclamato re dai nobili che cosi condividono la sua scelta religiosa che favoriva la definitiva fusione delle diverse etnie dell’Adiabene in un unico popolo.

Nel popolo ebraico – all’epoca oppresso e disperso – la notizia che a Niniveh ormai regnava un re ebreo, e che si era quindi avverata la profezia di Giona, faceva sperare che con l’Anno Giubilare venturo (previsto per 35/36 E.v.) si avesse finalmente la Liberazione. A queste attese messianiche l’Impero Romano reagì inviando in Giudea quale Prefetto Ponzio Pilato, stretto collaboratore del Prefetto del Pretorio, Seiano, che era l’ispiratore di provvedimenti vessatori contro le comunità ebraiche.

L’Imperatore Tiberio appoggiava un pretendente al Trono del Regno Parto ed era quindi in contrasto col Gran Re Artabano III° che, rispettando i diritti delle comunità ebraiche nelle varie regioni del proprio regno, poteva contare sulla loro lealtà. Fu infatti Izates dell’Adiabene ebraico ad appoggiare in modo determinante la resistenza del Gran Re Artabano III° contro le mire del pretendente filo-romano Tigranes, appoggiato dalle città greche e da alcuni nobili filo romani della Babilonia. Izates dovette però fronteggiare il violento assalto degli Alani –  alleati dei Romani -  e adottò la strategia del ritiro nelle città fortificate. L’impegno di Izates venne premiato da Artabano III°  con l’annessione all’Adiabene della città di Nisibis, importante centro commerciale. Nell’anno 36 E.v. – alla fine dell’Anno Giubilare 35/36 – la resistenza di Artabano III° e di Izates ottenne il risultato del cambiamento della politica romana. Il nuovo Pro-Console della Siria, Vitellius, da una parte destituì Pilato e dall’altra incontrò sul fiume Eufrate proprio Artabano III°. Sappiamo che a quell’incontro partecipava Erode Antipa, Tetrarca della Galilea quale rappresentante personale di Tiberio; ciò permette la supposizione della partecipazione, accanto ad Artabano, di Izates e che, quindi, la posizione delle comunità ebraiche sia stato uno degli argomenti della discussione. In quell’incontro da una parte venne conclusa una parvenza di pace tra l’Impero Romano e il Regno dei Parti e dall’altra si ebbe il primo contatto tra la Dinastia di Erode e quella dell’Adiabene.

Nell’anno 39 E.v. Erode Antipa venne esiliato con l’accusa di congiura col Gran Re dei Parti, che però in quell’anno non esisteva essendo la successione di Artabano III° contesa da due pretendenti. E’ più probabile che la si sospettò una congiura di Erode Antipa con Izates che, quale vassallo, per i Romani non era, giuridicamente, soggetto di diritto internazionale col quale cospirare. Nell’anno 43 E.v. Erode Agrippa I°, nominato nell’anno 41 dall’imperatore Claudio re di Giudea, consente alla Regina Madre Helène dell’Adiabene di stabilirsi a Gerusalemme; Izates mandò pure 5 suoi figli a studiare la lingua e la Legge.  Il contatto fra le due dinastie – proselite – diventò cosi più stretto; mancano notizie circa, probabili, legami matrimoniali. In ogni caso il buon rapporto tra la dinastia romanofila di Erode e quella dell’Adiabene tornò a vantaggio di Roma avendo nell’anno 52 E.v. Izates rifiutato di partecipare alla guerra del Gran Re parto Vologese Nell’anno 60 E.v. Izates venne sepolto a Gerusalemme e Monobaz II°, suo fratello e successore visitò il Tempio e partecipò alla funzione di Hoshannà Rabbà.

Nell’anno 61 E.v. Monobaz II° si schierò a fianco del pretendente parto al trono di Armenia; il candidato proposto da Roma è un principe di un altro ramo di Casa di Erode. Lo scontro è duro e Monobaz contempla la resa al condottiero romano Corbulos; nell’anno 63 E.v. venne conclusa una pace di compromesso e il Regno dell’Adiabene era salvo. Nella Guerra Giudaica – anni 66/70 E.v. alcuni principi dell’Adiabene parteciparono alla lotta contro i Romani. Pare più che una coincidenza che nell’anno 73 E.v. contemporaneamente alla caduta di Massada e all’emanazione di decreti vessatori ci sia fu altro attacco degli Alani – sempre fedeli alleati di Roma – contro l’Adiabene e la Mesopotamia. 

All’epoca dell’Imperatore Domiziano – ostile ai Maestri – Rabbi Jehuda ben Battira si trasferì da Javneh a Nisibis, ciòè nel Regno Ebraico dell’Adiabene, dove potè costituire una Scuola al di fuori dei Confini dell’Impero Romano e al riparo dalle persecuzioni.

All’epoca della Guerra Partica di Traiano – 115/117 E.v. emerge la figura di Re Mebarsapes, che di fronte all’ingiunzione di sottomettersi reagì facendo imprigionare il centurione latore di quell’invito e dando inizio alla resistenza; unico suo alleato fu il feudatario Mannus di Singara. L’altra dinastia sacia – del Charachene sul Golfo Persico, che a suo tempo non si era convertita - invece si sottomise e Traiano potè presenziare alla partenza di una nave per l’India. Sembrava la vittoria dell’imperialismo romano e della borghesia mercantile greca.

La corruzione e la voracità del nuovo dominio romano provocò le rivolte che vennero duramente represse – “le città vennero pacificate” come scrivono gli storici – ma obbligarono Traiano a ripensare tutta la campagna partica. Traiano morì nell’anno 117 E.v. mentre era in viaggio verso Roma lasciando il deludente compito del ritiro al successore Adriano che certamente si ricordò sempre del ruolo avuto dal re ebreo Mebarsapes e dalle comunità ebraiche in quella clamorosa sconfitta dell’Impero Romano.

Adriano scaricò i propri risentimenti contro le comunità ebraiche che erano sotto il suo dominio con l’emanazione di decreti vessatori che provocarono la Rivolta di Bar Kochba negli anni 131/135 E.v. Un indizio del ruolo dell’Adiabene in quella lotta è il fatto che nell’anno 134 E.v. l’inizio dell’offensiva finale romana coincide con il terzo attacco degli Alani contro la Mesopotamia, la Media e – appunto – l’Adiabene.

All’epoca della guerra di Marc’Aurelio e il Regno Parto – anni 161/170 E.v. – Rabbi Shimon Bar Jochai diceva “Se vedi un cavallo persiano legato alle tombe in Terra di Israele, devi attendere la venuta del Messia”.  In quella guerra il re dell’Adiabene combatteva a fianco del Gran Re Vologese IV° e i combattenti cavalcavano cavalli di razza persiana. Anche in questa guerra il re ebreo dell’Adiabene suscitava speranze messianiche.

 Nell’anno 170 E.v. L’imperatore Marc’Aurelio ricevette una delegazione di Maestri – fra i quali anche Shimon Bar Jochai – e la vita delle comunità ebraiche in Giudea e nelle altre Provincie dell’Impero vide un miglioramento. Il Regno dell’Adiabene – forse con la mediazione Rabbi Jehuda haNassi e Rabbi Shimon Bar Jochai – entrò nella sfera di influenza romana.

Il ruolo storico dell’Adiabene era ormai nella fase finale. Nell’anno 197 E.v. il Gran Re Vologese V° attaccò, sconfisse e fece uccidere l’ultimo re ebreo dell’Adiabene, Narses.

Per circa 170 anni questo regno, con una dinastia di proseliti, aveva tenuto viva la fede messianica; sia partecipando a lotte armate che offrendo sicuro riparo, in tempi di persecuzioni, a Maestri e loro discepoli per lo studio della Legge. Chi si era rallegrato della conversione di Izates e della madre Helène aveva avuto ragione.

L’inserimento della lettura del Libro di Giona nel rito del Kippur è un ricordo, silente, del Regno Ebraico dell’Adiabene sul quale da una parte l’Impero Romano – Caracalla nel corso della guerra contro i Parti fece distruggere le tombe reali della capitale Arbela – e dall’altra i re persiani sassanidi imposero il silenzio storico..

 

 

NOTA ESPLICATIVA.

Di Kippur – come pure in altre festività – viene letto prima una parte del pentateuco – la Torah – e poi un brano profetico.

Il brano profetico – haftarah – della sera del kippur viene letto o prima della preghiera pommeridiana – mincha – oppure prima della preghiera finale/serale – neilah (chiusura) – secondo l’uso rituale della singola comunità – minhag (abitudine).

E’ da ricordare che la preghiera del giorno di Kippur dura l’intera giornata.

Il profeta Giona era stato rilutante a compiere la missione e poi ebbe gran rincrescimento per il successo. Ma la profezia di un re ebreo nell’Assiria con la conversione dell’Adiabene si era avverata. 

 

Wolf Murmelstein

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