LA RIVOLTA DEI COSACCHI CON CHMELNYZKYJ

 

LA SUA IMPORTANZA NELLA STORIA

 

PREMESSA

La sera del Seder leggiamo: “In ogni generazione si leveranno per distruggerci …”. La validità di quanto detto si può vedere nell’area del’Est Europa dove nel periodo 1939-1945 si svolsero le fasi più cruenti della Shoah. Nella stessa area tre secoli prima si estendeva la Confederazione Polacco-Lituana comprendente la Polonia, la Lituania, la Lettonia, la Bielorussia (Piccola Russia), la maggior parte dell’Ucraina e alcuni territori occidentali della Russia; la Prussia Orientale (stato dell’Ordine Teutonico diventato protestante) era ancora, formalmente, vassallo. E’ noto é che quell’area venne  sconvolta dall’attacco nazista  del 1 Settembre 1939,  reso possibile dal Patto Russo-Tedesco del 26 Agosto 1939. Meno noto è che la stessa area era già stata sconvolta dalla rivolta cosacca, guidata Bogdan Chmelnickij, scoppiata in Ucraina nel 1648. Sia nell’uno che nell’altro caso si ebbe la distruzione delle collettività ebraica di quell’area.     

 

Per secoli si era avuta in Polonia l’immigrazione ebraica dall’Europa Occidentale; dopo la rivolta dei Cosacchi le correnti migratorie ebraiche invertirono la loro direzione. Nei decenni seguenti le condizioni di vita delle comunità ebraiche in Polonia, ricostituite dopo anni di combattimenti, peggiorarono continuamente; anche su questo aspetto le analogie con quanto avvenne dopo il 1945 sono notevoli.

 

LA CONFEDERAZIONE POLACCO-LITUANA

Nell’anno 1569 Re Sigismondo II° Augusto Jagellone proclamò la Confederanzione Polacco-Lituana trasformando l’unione solo dinastica fra il Regno di Polonia e il Granducato di Lituania che era sorta nell’anno 1386 con il matrimonio (combinato) fra la giovanissima regina di Polonia Jadwiga/Edvige d’Angiò col Granduca di Lituania Jogaila/Wladislaw, divenuto poi Re Ladislao II° di Polonia. Elemento di debolezza, alla base dei successivi conflitti, era il fatto che la Polonia rafforzò cosi il proprio dominio sui territori conquistati dalla Lituania, in particolare sull’Ucraina.

 

Nella Confederazione Polacco-Lituana - detta anche       Repubblica delle Due Nazioni oppure Confederazione di Entrambe le Nazioni - Polacchi e Lituani erano cattolici, anche se nelle città erano pure diffuse le dottrine luterane e calviniste. Ucraini e Bielorussi erano fedeli alla Chiesa Greco-Ortodossa. I tedeschi, che vivevano in maggioranza nelle città delle regioni occidentali, erano luterani. Le comunità ebraiche erano sparse su in tutta la Confederazione; c’erano pure comunità armene. Dalle denominazioni si nota che la nazione ucraina, la maggiore fra quelle conquistate dalla Lituania nei secoli, non era stata  considerata  con pari dignità; un altro elemento di debolezza alla base  delle varie rivolte dei Cosacchi.

 

 Nell’anno 1572, alla morte senza eredi maschi di Re Sigismondo II°, la Confederazione Polacco-Lituana divenne, per necessità di cose, una monarchia elettiva.  In una sessione speciale dello “Sejm” (Parlamento)

la “Szlachta” (nobiltà) scelse un re di libera elezione. Il primo fu Henri di Valois che però dopo solo quattro   mesi preferì ritornare in Francia dove sali al trono col nome di Enrico III°.  Seguì l’ungherese Stefano Bàtory, - 1573/1586 - già duca di Transilvania (ducato vassallo dell’Impero Ottomano con varie nazionalità e comunità religiose), che è detto grande sia in guerra (contro lo Zar Ivan IV° Il Terribile) che in pace (importanti riforme e fondazione dell’università di Vilnius). Però assecondando la Controriforma e l’azione dei Gesuiti aumentò l’intolleranza religiosa, specialmente contro la Chiesa Greco-Ortodossa.

 

Alla morte di Stefano Bàtory nel 1586 venne eletto Sigismondo III°  - 1586/1632 - (Zygmund Vasa, figlio di

Caterina Jagellonka, regina di Svezia e sorella di Re Sigismondo II° ).  Con questo debole re e i suoi figli - Ladislao/Wladyslaw IV° (1632/1648) e Giovanni Casimiro /Jan Kazimirez (1648/1668) - il potere dell’avida

nobiltà (che non pagava imposte) e specialmente quella dei Grandi Signori aumentò continuamente; un

altro dei tanti elementi di debolezza della Confederazione Polacco-Lituana: l’azione del re – come p.e. mantenere un esercito con forze adeguate - era limitata dalla mancanza di sufficienti proventi. 

 

Re Sigismondo III°  Vasa, che alla sua elezione aveva dovuto fare importanti concessioni alla nobiltà, guardò ancora alla Svezia, suo paese natale. Per primo trasferì la capitale polacca da Cracovia – città vicina al Centro Europa – a Varsavia, più vicina al Baltico e, quindi alla Svezia. Nell’anno 1592 riuscì a diventare anche re di Svezia – col nome di Sigismondo I° -  ma nell’anno 1599 perdette il trono. La Svezia protestante non poté avere un re cattolico in unione personale con la Confederazione Polacco-Lituana dove veniva favorita la Controriforma. Il progetto di una grande unione intorno al Mar Baltico era quindi fallito.

 

Rilevante per lo sviluppo degli eventi che portarono allo scoppio della rivolta cosacca era il conflitto con la Russia. Nell’anno 1610 il figlio di Re Sigismondo, Wladislav/Ladislao, venne proclamato da un gruppo di Boiardi quale Zar di Russia e truppe polacche occuparono la città di Mosca. Nell’anno 1612 le truppe russe comandate da Michele Romanoff – Zar Michele I° (1613-1647) - assediarono e liberarono la città di Mosca dove il Patriarca Greco-Ortodosso era stata assassinato dai Polacchi per il suo rifiuto di fare un appello filo-polacco. Dopo alterne vicende, nell’anno 1618 si arrivò ad una tregua. Dopo una nuova fase del conflitto, negli anni 1632-1634, si arrivò alla rinuncia da parte di Re Wladislav/Ladislao, cattolico, alla pretesa di diventare Zar della Russia greco-ortodossa. Il progetto dell’espansione verso l’Est era quindi fallito.

 

Negli ultimi anni della sua vita – e regno – Re Wladislav/Ladislao IV° aveva iniziato preparativi per una guerra contro l’Impero Ottomano.  Questi preparativi vennero però sospesi su decisione dello Sejm; i nobili non vollero questa guerra. Favorevoli a questi preparativi di guerra erano invece i Cosacchi – contadini guerrieri – che popolavano l’Ucraina Meridionale. Per i Cosacchi poter servire nella truppa al soldo del re era una fonte di reddito al pari del bottino ricavabile nei saccheggi dopo le battaglie.

 

CONTRASTI ECONOMICO/SOCIALI E RELIGIOSI

Alla distinzione per credo religioso fra i vari gruppi etnici presenti nella Confederazione Polacco-Lituana  corrispondeva, in grandi linee, la divisione per status economico-sociale e potere. Si comprendono meglio gli eventi successivi - la rivolta dei cosacchi  - considerando che:

1.       Il ceto dominante – Grandi Signori e Nobiltà, proprietarie dei terreni – era polacco e cattolico.

2.       Il ceto contadino e la bassa nobiltà dell’Ucraina e della Bielorussia era greco-ortodosso e, dopo la caduta nel 1453 di Costantinopoli, guardava sempre di più al Patriarcato di Mosca quale punto di riferimento. Questo contrasto di ordine religioso venne accentuato dal conflitto di interessi in materia agraria fra i Grandi Signori polacchi assenti, dediti ai lussi – interessati solo allo sfruttamento della fertile terra ucraina - e il ceto contadino e la bassa nobiltà locale.

3.       Le comunità ebraiche erano sparse in tutta la Confederazione Polacco-Lituana. In molte città erano in concorrenza con la borghesia tedesca/luterana per le posizioni nel commercio. Nelle campagne, invece, gli Ebrei erano fra l’incudine del ceto contadino e il martello dei proprietari terrieri per le concessioni di mulini, osterie, commercio di grano e altri prodotti agricoli, amministrazioni dei poderi, incarichi di esazione di vari balzelli.

4.       Nelle grandi città – Cracovia, Posen, Varavia, ecc. – era forte la posizione  della  borghesi mercantile e artigiana – in gran parte tedesca luterana – ostile alla comunità ebraiche.

 

L’Editto dell’anno 1573, considerato da molti quale la seconda costituzione europea dopo quella  inglese,

garantiva, sulla carta, la tolleranza religiosa ma, di fatto, solo a luterani e calvinisti e non si estendeva alla

Chiesa Greco-Ortodossa, che fin dall’anno 1413 veniva sempre più discriminata. Quell’anno venne, infatti,

stabilito che, anche nell’Ucraina greco-ortodossa, solo cattolici potevano ricoprire le cariche più importanti.

 

Nei fatti, col sostegno all’azione dei Gesuiti e alla Controriforma i re – sia Stefano Bàtory che i suoi successori - vanificarono quell’editto che avevano giurato di rispettare.

 

Nell’anno 1596, dopo la dura repressione delle prime rivolte cosacche, venne creata la Chiesa Uniata che riconosceva il primato del Papa pur mantenendo i riti bizantini; una parte del clero greco-ortodosso, (il Metropolita di Kiev con i vescovi e alcuni popi) aderì per mantenere le proprie condizioni di privilegio. Però la maggioranza della popolazione dell’Ucraina e della Bielorussia rimase fedele alla Chiesa Greco-Ortodossa che dovette subire nei decenni successivi sempre più discriminazioni e limitazioni, nelle quali i dominatori polacchi coinvolsero i propri concessionari e amministratori i ebrei. 

 

LA COLLETTIVITA’ EBRAICA NELLA CONFEDERAZIONE POLACCO-LITUANA

Fin dall’epoca delle Crociate la Polonia era un importante centro ebraico avendo i sovrani polacchi offerto rifugio alle varie ondate di ebrei tedeschi costretti alla fuga, che in mezzo ai nobili e ai contadini formarono la classe mercantile necessaria allo sviluppo del paese. Nell’anno 1267 Boleslav il Pio, con suo editto, garantì libertà e possibilità di guadagno .Queste promesse vennero rinnovate dai suoi successori, in particolare da Casimiro il Grande (1333-1370)che estese la validità dell’Eidtto di Boleslav il Pio a tutti i domini polacchi. Di questo re che, nell’intento di migliorare le condizioni di vita di tutte le classi sociali, contrastò gli arbitri della nobiltà, emanò un codice di leggi, fondò città, incentivò il commercio si disse:isse. “Trovò una Polonia di legno e lasciò una Polonia di pietra”. In modo dispregiativo venne pure ricordato come “re dei servi e dei giudei”.

 

Da una parte Wladislaw (Ladislao) II* nell’anno 1388 esteso i diritti concessi agli Ebrei in Polonia anche al Granducato di Lituania (che comprendeva l’Ucraina) ma nono fece nulla per assicurare il rispetto di questi decreti. I sovrani, accordando libertà e “protezione” agli ebrei, volevano solo creare una classe di contribuenti diretti per non dipendere troppo dai nobili sempre riottosi.  Nelle città c’era l’ostilità della borghesia, in maggioranza di origine tedesca, che contrastava la concorrenza dei mercanti e artigiani ebrei. Nel paese c’era l’opposizione continua del clero alle concessioni fatte ai “Senza Dio”; le prediche di Giovanni da Capistrano erano tremende; sia in Polonia che in Germania. Nelle città si ebbero delle restrizioni. Da ricordare che nella città di Posen (Posnania), dove già allora era forte la borghesia tedesca, venne creato un Ghetto. A Cracovia si ebbero tumulti con vittime ebraiche e la città Varsavia per un certo periodo vietò lo stabilimento di nuove famiglie ebraiche. Altre città posero restrizioni diverse. Tuttavia la Polonia rimase un rifugio ambito per coloro che vennero scacciati da altri paesi. Infatti, quasi sempre agli Ebrei era consentito di essere attivi in tutti i settori produttivi; qualcuno tentò pure l’attività agraria nei limiti possibili data la struttura feudale del paese. Con Sigismondo I° (1506-1548) la situazione migliorò nuovamente. Questo re, per quanto devoto, era saggio e impose il rispetto per tutte le minoranze e gli Ebrei poterono occupare anche posizioni di rilievo.

 

Nell’anno 1551, Re Sigismondo II° Augusto emanò l’Editto, detto Magna Carta dell’Autogoverno degli Ebrei, che previde per le comunità ebraiche una grande autonomia con proprie corti giudicanti, scuole e vari servizi. Ogni anno, a Pesach, si dovevano eleggere i componenti del consiglio di ogni comunità (“Kahal”) con autorità anche sui rabbini e, soprattutto, responsabile per la riscossione delle imposte da versare al re. La responsabilità verso il re prevaleva sull’autonomia che certamente permetteva l’osservanza delle regole religiose senza però offrire garanzie concrete per la difesa dei diritti concessi.

 

Gli incontri fra rappresentanti e rabbini delle molte comunità portarono ben presto alla formazione –  fine  secolo XVI° - del “Consiglio dei Quattro Paesi” per il controllo della vita ebraica e rappresentanza della collettività ebraica di fronte al re e che doveva:.

 

1.       Secondo il re, far rispettare alla collettività ebraica le leggi del regno, cioè doveva essenzialmente provvedere alla riscossione della tassa fissata annualmente in un importo totale per tutta la collettività ebraica. Poteva distribuirne il carico fra le singole comunità, per quanto possibile, secondo criteri di equità.

2.       Fungere da suprema istanza di giustizia rispetto ai tribunali rabbinici delle singole comunità chiamate a giudicare secondo quanto previsto dal Talmud nelle controversie fra ebrei.

3.       Cogliere cosi l’opportunità per mantenere lo spirito collettivo ebraico, specialmente per quanto riguarda l’assistenza al numero crescente di bisognosi.

4.       Organizzare, in particolare, una rete scolastica-educativa parallela a quella dei Gesuiti che avevano il monopolio delle scuole. Nei “Chedarim” si provvedeva alla prima istruzione dei bambini. Nelle comunità maggiori vennero istituite le “Jeshivot” che vennero presentate come collegi col rabbino come rettore. 

 

Le corti rabbiniche – in prima istanza il rabbino comunitario e due assessori – dovevano giudicare secondo il Talmud e ciò accentuava le discussioni e la ricerca di nuove interpretazioni sempre più cavillose; veniva a mancare ogni certezza giuridica. La continua ricerca di nuove interpretazioni e di possibili cavilli portò ad uno studio intensivo ed esclusivo del Talmud. Si trascurò lo studio delle materie profane, eppure  Maimonide aveva raccomandato la formazione delle corti di giustizia con persone esperte nelle varie scienze e discipline. Si dovette raccomandare di evitare lo studio del Talmud di Sabato quando, invece, si doveva studiare il Pentateuco e gli altri Libri della Bibbia.

 

Chi si concentrava sullo studio del Talmud finiva per trascurare mogli e figlie mentre i figli maschi venivano considerati solo se erano promettenti nello studio. Inoltre si estraniava dalla dura realtà circostante. Molti cercavano attività che potevano venire delegate alle mogli per potersi dedicare a tempo  pieno a portare avanti discussioni infinite in un modo sempre più cavilloso. Ne conseguiva – come consegue anche oggi – la dipendenza del Sapiente da sussidi e donazioni.  Però,é lo stesso Talmud a raccomandare di cercarsi qualsiasi lavoro pur di non dipendere dagli altri. Inoltre Maimonide raccomandava di non includere nelle  corti di giustizia persone che possono essere soggette a pressioni..  

 

E’ certamente vero che in quei decenni si aveva una grande vita culturale ebraica. Vennero stampate ben tre edizioni del Talmud, segno che era molto studiato. Vennero pure pubblicate molte opere, anche in più volumi, di interpretazione e commento. Ma se il Talmud registra le interpretazioni del Pentateuco, quelle opere erano quindi i commenti delle varie interpretazioni dell’interpretazione. Secoli prima già si facevano critiche ironiche . “Mosè assiste alla lezione di un grande Maestro e dopo osserva: Non ho capito niente ma se lo dice lui ….”

 

Nelle città si avevano  continue limitazioni, spesso inosservabili, per l’esercizio del commercio e dei mestieri artigiani come pure per l’acquisto di case. Le concessioni venivano vanificate con l’uso dei poteri e privilegi dei comuni. Ne conseguì la tendenza di stabilirsi nelle campagne sotto la costosa protezione dei nobili.

 

Alle limitazioni nelle possibilità di lavoro e di dimora si aggiungevano oltraggi vari e infami accuse. Gli allievi dei collegi dei Gesuiti inaugurarono la pratica di insultare gli Ebrei con grida oltraggiose; il famigerato “Hep, Hep, Hep” – tanto urlato dai nazisti - venne coniato da quei “studenti”. Era necessario versare somme di denaro ai rettori di questi collegi affinché trattenessero i loro discepoli da simili azioni. Venivano pubblicati diversi libri contenenti accuse e denigrazioni. Gravi erano le conseguenze delle accuse di omicidio rituale e di furto di ostie; quasi sempre seguirono torture e spesso condanne a morte eseguite nel modo più crudele possibile, proprio di Sabato e di fronte alle Sinagoghe. Si potevano solo commemorare le vittime dell’ingiustizia.

 

LA COMUNITA’ COSACCA NELLA CONFEDERAZIONE POLACCO-LITUANA

Nella fertile Ucraina – gran produttore di grano –la Confederazione Polacco-Lituana confinava con l’Impero Ottomano e il Canato Tataro di Crimea. Al confine, nelle zone boscose dei tratti inferiori dei fiumi Dnjeper e Don, vivevano i Cosacchi, contadini-guerrieri, in una comunità capeggiata dallo Hetman.  I Cosacchi – nel turco tataro “liberi guerrieri” – erano, in origine, Tatari che nel secolo XV° si erano messi al servizio dei sovrani polacchi, lituani, russi o tatari per i quali svolgevano compiti di difesa dei confini verso la steppa. Già nel secolo XVI° questi Tatari si erano mischiati con Ucraini e Russi e la collettività cosacca assunse quindi il carattere slavo anche per la fedeltà alla Chiesa Greco-Ortodossa.  Nella comunità cosacca il massimo organo era l’Assemblea Generale – Kolo, Anello – che eleggeva o destituiva lo Hetman e gli altri ufficiali e fungeva da corte di giustizia. Allo Hetman, che aveva vastissimi poteri (anche di vita e di morte), tutti i Cosacchi dovevano obbedienza assoluta. In sostanza la comunità cosacca costituiva una struttura di carattere militare che presentava peraltro anche elementi rudimentali di democrazia.

 

Già nei decenni della semplice Unione Dinastica fra Polonia e Lituania era cominciata l’invasione di signorotti polacchi tesi ad impadronirsi delle terre migliori dell’Ucraina. Dopo la costituzione della Confederazione Polacco-Lituana, al posto della mera unione dinastica fra il Regno di Polonia e il Granducato di Lituania (della quale l’Ucraina era parte), aumentò l’azione dei Grandi Signori polacchi tesa a sfruttare sempre di più quella fertile terra e, quindi, di ridurre i contadini in stato di servitù della gleba. Aumentarono anche le limitazioni e discriminazioni a danno della Chiesa Greco-Ortodossa che, quindi, dal popolo ucraino veniva vista come più vicina mentre la Chiesa Uniata poteva venire percepita solo quale strumento dell’oppressione polacca.

 

Per reazione alla crescente pressione per l’estensione della servitù della gleba molti contadini trovarono rifugio presso i Cosacchi dove si integrarono assumendone le forme di vita. Si ebbe cosi nel secolo XVI° la crescita della popolazione cosacca in generale come pure dell’armata che acquisì un importanza politica. Infatti, i Cosacchi vennero sempre di più impegnati nella difesa dei confini polacco-lituani. Nell’anno 1590 si istituì il Registro Cosacco quale stabile unità militare direttamente sottoposta al re. Solo ai Cosacchi del Registro vennero riconosciuti privilegi - esenzione fiscale e conservazione delle strutture paramilitari – per i servizi resi e il pagamento del soldo. Nei decenni seguenti aumentarono, perciò, sempre di più le richieste di ammissione nel “Registro”e dell’estensione dei relativi privilegi quali diritti tradizionali del’intera collettività cosacca.

 

La collettività cosacca si riconosceva nella Chiesa Greco-Ortodossa e appoggiava il Patriarca di Costantinopoli che introno al 1620 provvide alla nomina di vescovi e metropoliti in Ucraina. Si formarono anche i legami fra la collettività cosacca e l’elite religiosa greco-ortodossa e culturale della capitale Kiev. Nello stesso periodo la Confederazione Polacco-Lituana da una parte cercò di aumentare il controllo sull’Ucraina con la costruzione di presidi fortificati e dall’altra dovette ricorrere sempre di più ai servizi dei Cosacchi per la difesa dei confini con i Tatari e l’Impero Ottomano. Questa politica incoerente, portò nei decenni a varie ribellioni cosacche, Fra queste la più forte era quella degli anni 1637/38, duramente repressa. Venne poi ristabilito il “Registro dei Cosacchi” con un numero ridotto di uomini sottoposti al re. Gli altri Cosacchi vennero sottoposti ai funzionari locali o alle poche grandi famiglie di Grandi Signori polacchi che estesero continuamente il loro dominio sulla fertile Ucraina. Durante la Guerra dei Trent’Anni i Grandi Signori conseguirono grandi profitti con la vendita di grano ai vari belligeranti. Contadini e bassa nobiltà locale dell’Ucraina vedevano solo gli amministratori e i concessionari ebrei che per le concessioni e la protezione dovevano pagare pesanti canoni ai Grandi Signori che vivevano lussuosamente nelle città dove si atteggiavano a grandi mecenati di pittori e architetti. Ne derivò un continuo aumento delle loro pretese.    

 

Con l’aumento delle pretese dei Grandi Signori, assenti, aumentò il malcontento della popolazione ucraina. Un altro focolaio di malcontento era costituito dai gruppi di Cosacchi smobilitati dopo essere stati chiamati alla difesa dei confini, ma rimasti uniti, che vagavano nelle campagne.

 

Come già visto, nell’anno 1647 Re Wladislaw IV° aveva avviato i preparativi per una guerra con l’Impero Ottomano ma i suoi bellicosi propositi vennero bloccati dalla nobiltà. I Cosacchi, il cui soldo sarebbe stato costituito in massima parte dal bottino, avevano già iniziato ad armare i loro battelli per gli attacchi marittimi e si sentirono defraudati.

 

Nell’anno 1648  si ebbe la coincidenza di tre eventi:  

          1. L’elezione di Bohdan Chmelnyzkyj alla carica di Hetman dei Cosacchi.

          2. La morte di Re Wladilaw (Ladislao) IV° con l’inizio del solito interregno di diversi mesi nella

                Confederazione Polacco-Lituana in attesa dell’elezione del nuovo re da parte dei nobili.

          3. La fine della Guerra dei Trent’Anni.

 

BOHDAN CHMELNYZKYJ E LA RIVOLTA

E’ considerato eroe nazionale in Ucraina – a Kiev c’è una sua statua equestre - mentre da ebrei e polacchi viene ricordato per i massacri compiuti negli anni 164/49 dalle truppe cosacche da lui guidate.

 

Figlio di un nobile polacco – funzionario di basso rango – e di una donna cosacca era stato allievo di un collegio di Gesuiti dove fin dal principio gli vennero insegnate le solite calunnie. Nel 1620 combatteva contro l’Impero Ottomano e venne fatto prigioniero. Liberato col pagamento di un riscatto fece carriera nei reparti cosacchi. Rimase leale alla Confederazione Polacco-Lituana anche dopo la revoca nell’anno 1638 di molti privilegi dei Cosacchi.  Pare anzi che nell’anno 1646 fosse in predicato per un importante posto di comando quando ebbe uno scontro con un signorotto polacco che intendeva sottrargli il podere, oppure glie lo distrusse, come capitava all’epoca ad altri piccoli nobili ucraini. Chmelnyzkyj, anche se di padre polacco era pur sempre figlio di madre di etnia cosacca e, quindi, un “sangue-misto” da discriminare.

 

 Rendendosi conto della discriminazione di cui era vittima, fece propria la causa cosacca e decise di partecipare alla lotta contro il dominio polacco e in difesa dei privilegi tradizionali. Altra richiesta era l’aumento, prima promesso, dei Cosacchi del Registro, retribuiti direttamente dal re, a 40.000 uomini.

 

Le richieste cosacche non trovarono tempestivo ascolto per cui ebbe inizio la rivolta che sconvolse l’Ucraina, la Bielorussia e la Polonia e ricordata essenzialmente per le violenze contro le comunità ebraiche che in quel conflitto erano fra il martello cosacco/ucraino e l’incudine polacco-lituano. La furia cosacca colpì sia le comunità ebraiche che molti polacchi; specialmente nobili e sacerdoti cattolici.

 

Chmelnyzkyj seppe incitare i Cosacchi con slogan contro i nobili polacchi che li avevano svenduti agli ebrei;  parole che trovarono ascolto anche presso i contadini ucraini desiderosi di liberarsi dalla servitù della gleba.  Avendo servito nell’esercito polacco, Chmelnyzkyj sapeva che era poco numeroso e male comandato e che i posti di comando venivano assegnati in base ad intrighi e non per capacità dimostrata di guidare una battaglia. Avendo potuto stringere l’alleanza con il Canato Tataro di Crimea poté adottare una strategia di attacchi violenti a località strategiche avvicinandosi sempre di più verso la Polonia centrale.

 

Il primo scontro armato, con una netta vittoria di Chmelnyzkyj, ebbe luogo nell’Ucraina Orientale nel maggio 1648; i prigionieri polacchi vennero consegnati ai Tatari per essere venduti come schiavi nell’Impero Ottomano.

 

Seguirono massacri e saccheggi nella regione ad est del fiume Dnjepr; le vittime furono essenzialmente gli ebrei che non erano riusciti a fuggire in tempo o ad arrendersi ai Tatari; alcuni si battezzarono. Seguirono molte altre battaglie. Chmelnyzkyj con le sue orde si avvicinò sempre di più a Varsavia pur mostrandosi come il condottiero disponibile a trattative; molti massacri e saccheggi vennero compiuti da orde comandate dai suoi crudeli luogotenenti.

 

In coincidenza con l’inizio degli scontri armati, nel mese di maggio dell’anno 1648, era morto Re Wladislaw (Ladislao) IV° e il conseguente interregno durò fino al successivo  mese di ottobre quando venne eletto re suo fratello Jan II° Casimir, che dovette prima lasciare la carica di Primate Arcivescovo di Gidinia e tornare allo stato laicale.

 

Re Jan II° Casimir, vista l’incapacità dei comandanti militari polacchi, comprese la necessità di trovare una soluzione politica  concluse la pace con i Cosacchi accordando loro:

 

1.       Aumento del numero dei Cosacchi del Registro – aventi diritto al soldo – a 40.000 uomini.

2.       In tre regioni solo Cosacchi e nobili greco-ortodossi ucraini potevano ricoprire cariche.

3.       Nelle stesse regioni non dovevano esserci soldati polacco-lituani e ebrei.

4.       Fine delle discriminazioni contro la Chiesa Greco-Ortodossa.

5.       Seggio alla Camera Alta per il Metropolita greco-ortodosso di Kiev.

6.       Amnistia per tutti i rivoltosi.

 

Nel mese di gennaio 1649 Chmelnyzkyj tornò a Kiev dove venne accolto come un eroe e difensore della Chiesa Greco-Ortodossa e della libertà di tutto il popolo ucraino, anche se il suo primo obiettivo era di ristabilire i privilegi dei Cosacchi. Chmelnyzkyj controllò regioni sulle due rive del fiume Dnjepr, le divise in 16 zone, dette Reggimenti, affidate a ufficiali che, quindi, erano sia comandanti militari che governatori civili. Uno stato militarizzato, sul modello di quello dei Cavalieri Teutonici in Prussia Orientale

 

I Grandi Signori polacchi non volevano però accettare la rinuncia alla fertile Ucraina. Vennero inviati nuovi emissari che chiesero a Chmelnyzkyj che l’Ucraina rimanesse nella Confederazione Polacco-Litauna con le sole concessioni alla Chiesa Greco-Ortodossa e l’aumento del numero dei Cosacchi del Registro. Chmelnyzkyj, ovviamente, rispose in modo sdegnato minacciando di marciare su Varsavia.

 

Era, invece, un’armata polacca a marciare verso l’Ucraina ma, dopo uno scontro con Cosacchi e Tatari dovette trincerarsi in una fortezza dove venne assediata; sembrava una nuova disfatta. A questo punto Re Jan II° Casimiro fece grandi promesse ai Tatari che abbandonarono i Cosacchi. Chmelnyzkyj dovette accettare le condizioni del Trattato di Zboriv, Agosto 1949, con l’aumento del numero dei Cosacchi del Registro a  40.000 uomini e le concessioni alla Chiesa Ortodossa.  Questo trattato non venne ritenuto soddisfacente dalla popolazione ucraina che, in certo senso, impose a Chmelnyzkyj di riprendere la lotta per l’indipendenza. Rifatta l’alleanza con i Tatari, Chmelnyzkyj sconfisse l’armata polacca nel 1650 a Korsum. Dopo un nuovo voltafaccia dei Tatari Chmelnyzkyj dovette concludere un nuovo trattato con la Confederazione Polacco-Lituana: Il numero dei Cosacchi del Registro, con diritto al soldo, venne ridotto a 20.000 e le concessioni alla Chiesa Greco-Ortodossa non erano più previste. Questo trattato venne considerato da Chmelnyzkyj solo una possibilità per avere un po’ di respiro prima di riprendere la guerra.

 

Infatti, Chmelnyzkyj da solo non era in grado di resistere alla Confederazione Polacco-Lituana e concluse una nuova alleanza con i Tatari per poter marciare nuovamente nell’anno 1652. Dopo molte dure battaglie e un nuovo voltafaccia dei Tatari  Chmelnyzkyj dovette cercare nuovi alleati; la scelta era fra l’Impero Ottomano e la Russia, potenza in espansione ma preferita per motivi religiosi.

 

Già in passato alcuni Hetamani e dignitari della Chiesa Greco-Ortodossa avevano tentato di mettersi sotto la protezione dello Zar di Russia. Chmelnyzkyj già nell’anno 1648 aveva chiesto aiuto allo Zar Alexej che allora aveva preferito evitare il conflitto con la Confederazione Polacco-Lituana. Negli anni 1652 e 1653 Chmelnyzkyj inviò di nuovo delegazioni a Mosca e questa volta lo Zar e La Duma (Assemblea dei Bojardi/Gran Signori) accolsero la richiesta di protezione dell’Ucraina ma, allo stesso tempo e fingendo di voler evitare un conflitto, inviarono un’ambasceria da Re Jan II° Casimir invitandolo a concludere una pace con i Cosacchi. Questo invito venne considerato solo come un’ingerenza negli affari interni della Confederazione Polacco-Lituana.   

 

Lo Zar Alexej, sempre nello stesso anno 1654, ricevette una delegazione cosacca e accolse varie richieste quali i diritti e privilegi dei Cosacchi, dei nobili ucraini e della borghesia cittadina. L’armata cosacca avrebbe dovuto avere al massimo 60.000 uomini con regole per il soldo. Allo  Hetman venne riconosciuto il diritto di intrattenere rapporti con potenze estere; ma i contatti con il re di Polonia e con l’impero Ottomano sarebbero stati soggetti al consenso dello Zar. Sembrava che Chmelnyzkyj avesse ottenuto un massimo di autonomia sotto la protezione dello Zar di Russia. Era  l’illusione della quasi indipendenza dell’Ucraina.

 

Infatti, lo Zar Alexej, a sua volta, inviò emissari nella città di Perejaslaw  per invitare l’Assemblea a prestare giuramento di fedeltà; analoga richiesta venne fatta anche alle varie città. Dopo i giuramenti di fedeltà allo Zar Chemlnyzkyj credeva di poter ottenere, per reciprocità, un giuramento di rispettare i diritti dell’Ucraina.

Da parte russa venne spiegato che solo il vassallo doveva prestare giuramento; non il sovrano che concede graziosamente diritti e privilegi.  Chmelnyzkyj probabilmente neanche allora comprese che lo Zar aveva compiuto il primo passo verso la completa sottomissione dell’Ucraina, per il momento chiamata “Piccola Russia” accanto alla “Grande Russia”.    

 

Nello stesso anno 1654 lo Zar Alexej, per consolidare il proprio dominio sull’Ucraina, iniziò una guerra contro la La Confederazione Polacco-Lituana ottenendo definitivamente la città di Smolensk. Sui campi di battaglia l’alleanza russo-ucraina funzionò e le forze polacche dovettero abbandonare l’Ucraina e la Bielorussia. Chmedlnyzkyj pensò di guardarsi intorno in cerca di nuovi alleati.

 

Nell’anno 1655 Il nuovo re di Svezia Carlo X° - cugino della Regina Cristina che, convertitasi alla Chiesa Cattolica, aveva abdicato – per ottenere la supremazia sul Baltico, mosse guerra alla Confederazione Polacco-Lituana e chiese e ottenne l’aiuto di Chmelnyzky.  Re Jan II° Casimiro concluse una pace con lo Zar e cercò,ma invano, di portare Chmelnyzkyj dalla propria parte.

 

Nell’anno 1656 si ebbe la reazione polacca sottola guida di Stephan Czarniecki, che proclamò  guerra conto i nemici della Chiesa Cattolica e la nazione polacca e lanciò delle bande che, strapparono una città dopo l’altra all’occupante svedese e si scatenarono contro le comunità ebraiche con una crudeltà simile a quella cosacca di alcuni anni prima.

 

 Nell’anno 1657 Chmelnyzkyj attaccò di nuovo la Confederazione Polacco-Lituana; era però la sua ultima campagna militare perché morì dopo una breve malattia. Aveva voluto che gli succedesse il figlio Yursj, che però era troppo giovane ed inesperto per cui venne eletto lo Hetman Vyhowskyi che, all’inizio optò per una poltica di neutralità fra Confederazione Polacco-Lituana, Russia e Svezia. Ma il comportamento russo   spinse lo Hetman Vyhowskyi ad accordarsi nuovamente con la Confederazione Polacco-Lituana e nell’anno 1658 concluse un trattato che previde l’autonomia dell’Ucraina. Con l’aiuto di forze polacche e tatare Vyhowsyi sconfisse le forze russe ma venne accusato di svendere l’Ucraina ai padroni polacchi e costretto alle dimissioni. Yurasj Chmelnyzkyj si alleà nuovamente con i russi e attaccò nuovamente la Polonia ma,  sconfitto, dovette accettare un nuovo trattato con la Confederazione Polacco-Lituana.  Fine della rivolta .

 

LA COLETTIVITA’ EBRAICA FRA L’INCUDINE E I MOLTI MARTELLI

In mezzo a questi conflitti fra monarchie e etnie una collettività ovunque in minoranza sta sopra un’incudine e viene colpita da molti martelli. All’inizio della rivolta – anno 1648 – in Ucraina fra Grandi Signori e contadini e poi, fino all’anno 1657, fra Cosacchi/Ucraini, Polacchi, Tatari, Russi e Svedesi. I Cosacchi/Ucraini uccidevano in modo crudele o forzavano al battesimo secondo il greco-ortodosso. I Russi

“si limitavano”  ad espellere gli Ebrei dalle città occupate. I Tatari prendevano schiavi da vendere sul mercato di Costantinopoli. Gli Svedesi, considerati quali liberatori nelle varie città da Luterani e Riformati , erano gli unici che non volevano uccidere gli Ebrei; si limitavano ad imporre contribuzioni. I Polacchi, all’inizio credevano di poter calmare la furia cosacca consegnando gli Ebrei e alla fine, con le bande di Czarniecki, si abbandonarono a massacri. Nel frattempo, negli anni dal 1649 al 1656 molti Polacchi avevano imparata a considerare gli Ebrei come compagni nelle battaglie. Infatti, gli Ebrei dovettero imparare a partecipare attivamente alla difesa; non solo a scavare trincee ma anche a combattere con le armi in mano.  

Dopo secoli il primo caso in Europa di un’autodifesa ebraica con l’uso delle armi.

 

Quando giungevano le notizie su quanto accaduto alle comunità vicine e sull’avanzata cosacca-ucraina si cercava la salvezza nella fuga. Si avevano sulle strade grandi colonne di fuggiaschi. Molti dovettero abbandonare tutto pur di poter fuggire più velocemente e spesso le mogli perdevano i mariti e le madri i figli.

 

Nell’anno 1650, dopo la prima fase della rivolta, il Consiglio dei Quattro Paesi dovette discutere su come provvedere alla riorganizzazione. Per coloro che erano stati forzati al Battesimo, si fece presente a Re Jan II° Casimiro che questo era avvenuto secondo il rito della Chiesa Greco-Ortodossa e si ottenne il permesso per il ritorno all’Ebraismo di questi infelici.

 

La Comunità Ebraica di Costantinopoli si mosse per il riscatto di coloro che si erano arresi ai Tatari ed erano in vendita sul mercato degli schiavi e si appellò alle altre comunità europee che parteciparono agli sforzi; notevole fu la partecipazione delle comunità di Livorno, Francoforte sul Meno, Amsterdam , Salonicco e Smirne.

 

Ebbe inizio la migrazione ebraica dalla Polonia verso l’Europa Centrale e Occidentale. Le comunità di Boemia, Moravia, Vienna, Venezia, Livorno, Amsterdam e altre accolsero i profughi scampati alla furia cosacco-ucraina prima e a quella polacca poi.

 

Anche sotto l’impressione dei fatti in Ucraina e Polonia, Manasse ben Israel di Amsterdam scrisse l’UMILE ISTANZA al Lord-Protector (Dittatore) inglese Oliver Cromwell chiedendo, ed ottenendo, il consenso per il re-insediamento ebraico in Inghilterra. I Marrani sfuggiti all’Inquisizione poterono ritornare all’Ebraismo ed era possibile l’immigrazione dall’Europa Orientale.    

 

Iniziò pure l’immigrazione ebraica verso Prussia e Brandenburgo (Berlino), data la saggezza e magnanimità del Grande Elettore – Principe Federico Guglielmo.

 

Una diretta conseguenza fu il primo progetto di sionismo politico. Impressionato dagli avvenimenti in Ucraina e Polonia, Sabbatai Zevi dI Smirne cominciò a fondere gli ideali messianici di salvezza delle anime con quelli, più politici e concreti, di liberazione del popolo. A Costantinopoli e Salonicco poté incontrare sopravvissuti che erano stati riscattati dalla schiavitù tatara e si sentì ancora più spinto all’azione. Dopo molte vicende, nell’anno 1666, andò a Costantinopoli ma venne arrestato e tenuto prima in prigione poi in

una fortezza dove poté ricevere le visite di seguaci. In sostanza egli si proponeva di ottenere il consenso del

Sultano per l’immigrazione di molti sopravvissuti in Terra di Israele. I suoi discorsi messianici, però, allarmarono le autorità ottomane e gli esponenti ebraici responsabili dovettero scindere le responsabilità per evitare sanzioni. L’azione di Shabattai Zevi ebbe quindi una fine poco gloriosa; i tempi non erano ancora maturi.

 

Cominciò la ricostituzione delle comunità ebraiche in Polonia e Lituania, ma le condizioni di vita erano peggiori di quelle prima della rivolta. Col passare dei decenni Polonia e Lituania divennero nuovamente centri di studi rabbinici.

 

EPILOGO

Oltre alla collettività ebraica le parti perdenti erano la Confederazione Polacco-Lituana e l’Ucraina stessa mentre vincitori erano la Russia, la Svezia e la Prussia-Brandenburgo.

 

La confederazione Polacco-Lituana dovette cedere territori sul Baltico alla Svezia e riconoscere la piena indipendenza della Prussia, ormai unita per via dinastica al Ducato di Brandenburgo, acquisendo cosi un  vicino troppo potente ai confini del nord e dell’ovest. Nell’anno 1668 Re Jan II° Casimiro abdicò e andò in esilio in Francia. Iniziò la decadenza che potò alle tre spartizioni del territorio fra i potenti vicini: Russia, Prussia e Austria.   

 

L’Ucraina venne divisa. Il territorio ad est del fiume Dnejpr con la città di Kiev venne assegnato alla Russia e la parte ad ovest rimase alla Confederazione Polacco-Lituana. Seguirono varie vicende ma nel corso dei decenni il dominio russo divenne sempre più oppressivo fino alla completa perdita di ogni autonomia; i contadini erano e rimasero servi della gleba e i Cosacchi videro sempre più limitate le loro tradizionali libertà fino alla completa sottomissione.  Il Metropolita di Kiev, che prima faceva riferimento, informalmente, al Patriarca di Costantinopoli, venne sottoposto, e formalmente, al Patriarca di Mosca, marcando, anche in questo modo, la sottomissione dell’Ucraina alla Russia.

 

Con il trattato dell’anno 1651 fra la Confederazione Polacco-Lituana e Chmellnyzskyj venne previsto il ritorno degli ebrei in Ucraina e Bielorussia. Con decreto della Zarina Caterina II° nell’anno 1791 venne  stabilito che gli ebrei erano esclusi da molte regioni russe, salvo concessioni speciali individuali, mentre dovevano abitare giusto in Ucraina,Bessarabia (l’odierna Repubblica di Moldavia), Crimea, Bielorussia e Lituania ma solo nelle città e villaggi e non nelle campagne. Queste regioni fecero parte, con alcune altre vicine, di quell’entità astratta chiamata lo “Yidischland” (Terra dello Yidisch) dove le comunità ebraiche poterono comunicare fra di loro con l’uso dello Yidisch, un linguaggio di origine germanica-medioevale frammisto con elementi della lingua ebraica e di quelle slave. I dominatori seppero comunque fomentare il contrasto fra ebrei e contadini/cosacchi fino alla Shoah che cancellò definitivamente lo Yidischland.

 

Qualche anno dopo la riconquista dell’indipendenza dell’Ucraina, dopo le prime elezioni libere, Yuschenko (che poi divenne Presidente) disse di desiderare che coloro che erano sopravvissuti e emigrati dopo la Shoah tornassero per far rivivere l’economia ucraina.         

 

Attualmente, nella piazza centrale della città di Kiev c’è una grande statua equestre di Bogdan Chmelnyzkyj, considerato eroe nazionale.

 

Wolf Murmelstein