LODZ-LITZMANNSTADT,

 

UN CASO PARTICOLARE FRA I GHETTI POLACCHI

 

PREMESSA

Fra i documenti sull’Olocausto raccolti da Gianfranco Moscati si trovano dei bozzetti di francobolli riferiti al Ghetto di Lodz-Litzmannstad. In tutti i bozzetti viene raffigurato lo “Judenaeltester”/Capo del Consiglio Chaim Rumkowski. Si deve quindi rispondere alle seguenti domande:

1. Dove si trovava questo Ghetto?

2. Quale è stata la sua storia?

3. Chi era stato, in effetti, Chaim Rumkowski, personaggio tragico e che non può più ribattere alle critiche e alle diffamazioni?

 

STORIA

La città di Lodz si trova nella Polonia occidentale, una zona annessa nel 1939 alla Germania con il nome di “Warthegau” (Regione del Warta) dove era previsto l’insediamento di tedeschi trasferiti dalle regioni dell’Europa orientale. Ne conseguiva un programma di espulsioni di Polacchi ed Ebrei verso la Polonia centrale, che costituiva il Governatorato Generale. La Storia del Ghetto di Lodz, o Litzmannstadt come la città venne chiamata dai nazisti, è legata a questa premessa programmatica nazista. 

La costituzione del Ghetto, quale concentramento temporaneo degli Ebrei in vista della loro espulsione verso il Governatorato Generale, venne pianificata fin dal dicembre 1939 dall’amministrazione civile con il concorso della polizia di sicurezza e di altri uffici nazisti.

Il Ghetto di Lodz venne sistemato in un’area degradata della città e chiuso nel mese di Aprile 1940. In attesa dell’espulsione, allora prevista come imminente, si voleva drenare il denaro che si diceva fosse ancora in possesso degli Ebrei.

La progettata espulsione non poté aver luogo stante l’opposizione del Governatore Generale Hans Frank per cui le autorità naziste della zona di Lodz dovettero gestire il Ghetto, che non aveva più denaro, utilizzando le capacità lavorative degli oltre 40.000 operai ebrei, che Rumkowski aveva saputo presentare quale importante risorsa.  Dai fondi precedentemente sequestrati agli stessi Ebrei venne concesso un prestito ad interesse al Consiglio del Ghetto per poter assicurare i rifornimenti minimi e avviare la produzione di vari beni da vendere ai Tedeschi a prezzi bassissimi. Il Ghetto venne quindi definito un “elemento essenziale dell’economia generale della città, un’impresa unica nel suo genere”; era, infatti, un esempio di sfruttamento integrale degli infelici che vi erano rinchiusi. Ma forse ciò spiega la più evidente singolarità del Ghetto di Lodz: la sua lunga durata. quattro anni e quattro mesi - da fine Aprile 1940 fino all’Agosto 1944 - con lo stesso “Judenaeltester” Rumkowski e lo stesso Dirigente Tedesco, Hans Biebow.

Chaim Rumkowski era stato membro del Consiglio della Comunità Ebraica e nel 1936, quando il governo nazionalista polacco con un colpo di mano aveva assunto il controllo sulle comunità ebraiche, era rimasto al suo posto malgrado vari inviti a dimettersi. Nel 1939 venne nominato a capo del Consiglio Ebraico; pare perché era stato il più anziano ( 63 anni ) tra i dirigenti comunitari presenti in ufficio all’arrivo dei tedeschi.

Hans Biebow – iscritto nel partito nazista solo dal 1937 – a Brema era stato commerciante (importatore di caffè). Stante la sua mentalità mercantile era sostenitore della politica di utilizzare la manodopera ebraica, anche se ciò comportava qualche investimento iniziale per forniture alimentari di mera sopravvivenza e allestimento di officine. Come tutti gli altri dirigenti e comandanti di ghetti e campi era troppo in basso nella gerarchia per influire su decisioni prese ai massimi livelli (Goering, Himmler, Heydrich). Forse poteva, in qualche misura, presentare le proprie opinioni al “Gauleiter”/Governatore, al prefetto e al sindaco.

Da una lettera del sindaco tedesco della città si ricava che il Ghetto in origine aveva una superficie di chilometri quadrati 4,13 con una popolazione iniziale di oltre 160.000 infelici: per mortalità e “trasferimenti in campi di lavoro” in ottobre 1941 la popolazione si era ridotta a 144.000 persone che però doveva stare su una superficie che era stata ridotta a chilometri quadrati 3,41 con 2000 edifici con 25000 vani e indice di affollamento di 5,8 persone a vano. Stante le importanti produzioni nelle fabbriche del Ghetto, secondo il sindaco non c’era posto per arrivi di altri ebrei e zingari e venivano prospettati problemi riguardo alle fogne, al maggior affollamento – 7 persone a vano – e di approvvigionamento. Però tra fine ottobre e inizio novembre 1941 arrivarono da Vienna, Praga, Berlino Colonia, Francoforte, Amburgo, Duesseldorf e Lussemburgo 20000 ebrei e 5000 zingari, molti dovettero venire sistemati nei capannoni delle fabbriche. Ma il sindaco tedesco non dovette preoccuparsi a lungo; già intorno al 20 dicembre 1941 Rumkowski venne informato dell’imminente inizio di deportazioni – chiamate “trasferimenti nel Governatorato Generale” – ma in effetti diretti verso il Campo di Sterminio di Chelmno (“Kulmhof”), distante circa 60 chilometri, dove proprio nello stesso mese di dicembre erano stati condotti le prove delle uccisioni nelle Camere a Gas. I primi trasporti lasciarono il Ghetto di Lodz all’inizio di Gennaio 1942. Nel corso di quell’anno si ebbero sia nuove ondate di deportazioni che arrivi di ebrei dai vari Ghetti minori della zona. La vita del Ghetto dipendeva in gran parte dalla capacità di Rumkowski di presentare a Biebow argomenti sulla possibilità di utilizzare – o sfruttare – la manodopera ebraica e di ottenere cosi i rifornimenti minimi indispensabili per la sopravvivenza. A fine settembre 1942 erano rimasti circa 80.000 prigionieri che continuavano a lavorare 12 ore al giorno, e a razioni carcerarie, nei laboratori di sartoria, pellicceria e falegnameria per quasi altri due anni. Gli Ebrei erano odiati ma il loro lavoro era richiesto, “apprezzato” e sfruttato.

A fine febbraio 1944 qualcuno pensò di sfruttare a fini di propaganda la fama del Ghetto di Lodz quale centro di lavoro ebraico, anche se una visita di stranieri, date le condizioni, era del tutto impensabile. Si ordinò quindi di preparare bozzetti di francobolli con richiami a officine e lavoratori. Questi francobolli – accennati all’inizio – non vennero mai messi in circolazione. I prigionieri del Ghetto di Lodz non avevano più nessuno a cui indirizzare una lettera.

A fine agosto 1944, con l’avvicinarsi dell’Armata Rossa e la rivoluzione di Varsavia, il Ghetto con tanti uomini in grado di lavorare e, agli occhi dei nazisti, di combattere dovette sembrare un pericolo da liquidare al più presto. Nel suo discorso “agli operai del Ghetto” Biebow da una parte fece notare che anche parte della popolazione civile tedesca doveva trasferirsi in Germania e dall’altra parlò delle fabbriche tedesche che avevano necessità di operai. Non si sa, né si potrà più sapere, se Biebow sapeva che la vera destinazione dei tanti treni fosse Auschwitz; non nuovo lavoro ma la morte?

In uno degli ultimi treni che lasciarono il Ghetto di Lodz partì anche Chaim Rumkowski, spintovi a pedate da uno degli scherani. A distanza di molti anni, uno dei sopravvissuti ammise “Rumkowski quasi ci salvò”.

 

 14/11/208

 

WOLF MURMELSTEIN