GIUDEO CRISTIANI - EBIONITI

All’inizio del Seder di Pesach si parla di quattro figli che fanno domande differenti.  Sono chiare le domande attribuite al figlio saggio e al figlio semplice e quelle da suggerire al figlio che non sa domandare.  E’invece meno chiara la domanda del figlio definito malvagio – “ cosa è per voi questa cerimonia?” - come pure il dovere di rispondergli duramente. Infatti, Hillèl aveva risposto con benevolenza al pagano che voleva la risposta breve – nel tempo che poteva stare su un solo piede – circa l’essenza dell’Ebraismo. Perché qui si deve invece rispondere duramente?

Se si confronta la versione della Haggadà con quella – più completa - riportata nel Talmud sulla domanda attribuita al figlio malvagio si comprende meglio il contrasto: Secondo Rabbi Hiyya di Kafri (fine II° inizio III° secolo E.v.) la domanda provocatoria rivolta agli ebrei era: “Che cos’ è questa cerimonia? Che cos’è questo disturbo che ogni anno c’imponete?”. Il figlio malvagio mostra di non condividere il significato del Seder di Pesach e arriva a parlare di un disturbo imposto ogni anno. All’epoca alcuni Maestri parlavano di coloro che conoscono D’O e lo negano come pure di coloro che seminano odio e inimicizia. Appare quindi evidente che il figlio malvagio era parte di un gruppo che la notte di Pesach non voleva ricordare l’Esodo dall’Egitto; la liberazione dalla Casa di Schiavitù.  Spiega infatti Rabbi Hiyya di Kafri: “Avendo egli escluso se stesso dalla collettività, tu rispondigli: Per quello che mi fece il Signore”. Prosegue Rabbi Hiyya: “Fece a me, a costui non fece. Se costui fosse stato in Egitto, non sarebbe stato degno di essere salvato di là”.

Se si leggono insieme il passo della Haggadà e quanto detto da Rabbi Hiyya è evidente che qui è riferita una dura polemica contro di chi attribuiva al Seder di Pesach un significato diverso dal ricordo dell’Esodo dall’Egitto, Casa di Schiavitù.  Questa era la polemica dei Maestri con i vari gruppi di Giudeo-Cristiani, specialmente gli Ebioniti.

Rabbi Hiyya dicendo: “avendo egli escluso se stesso dalla collettività” si riferiva al fatto storico, noto ai suoi discepoli, che gli Ebioniti si erano dissociati dalla lotta del popolo ebraico contro la tirannia romana:

1-     All’epoca della Guerra Giudaica, nell’anno 66 E.v. questo gruppo lasciò Gerusalemme per stabilirsi nelle città greche della Dodecapoli, oltre il Giordano.

2-     All’epoca della Rivoluzione di Bar Kochba, negli anni 131-135 E.v. si ebbero scontri diretti.

Il gruppo degli Ebioniti – “dei poveri” – ebbe origine dalla prima Comunità Cristiana di Gerusalemme guidata da Giacomo della Famiglia del Fondatore che agì in dispregio della designazione di Pietro.  Nel corso degli anni Giacomo estromise dalla sua comunità prima Pietro e poi Paolo e, alla sua morte, la guida venne assunta dal figlio Simone - considerato eretico - che nell’anno 64 E.v. fece la scelta di trasferirsi nella Dodecapoli. La rottura ha dovuto al fatto che gli Ebioniti negavano l’autenticità di diversi Libri, anche della Torah, e rigettavano molte norme rituali; donde la frase “il disturbo che c’imponete”.

Da notare come, secondo le tradizioni cristiane, Maria di Nazareth abbia preferito seguire il discepolo Giovanni invece che i parenti Giacomo e Simone. Ciò è un’indicazione autorevole che gli Ebioniti non fossero coerenti con gli insegnamenti del Fondatore: Finchè ci saranno cielo e terra non cambierà una yota nella Legge” (Mat. 5:18)

Gli Ebioniti, infatti, non solo negavano  l’autenticità di molti parti del Vecchio Testamento ma anche del Nuovo Testamento. Essi riconoscevano solo un Vangelo Apocrifo. Era un’opposizione radicale sia all’Ebraismo che al Cristianesimo.

E’ noto che il Cristianesimo che seguiva l’insegnamento di Pietro e di Paolo riconosceva l’autenticità dei Libri della Bibbia anche se li interpretava, già allora, in un altro modo. Si discuteva, quindi, sull’interpretazione di Libri dei quali si riconosceva l’autenticità.

A chi, invece, negava l’autenticità di molti Libri della Bibbia si poteva solo rispondere duramente, come detto da Rabbi Hiyya.

Per circa tre secoli questo gruppo riuscì a scegliere le proprie guide nella Famiglia del Fondatore. Nel quarto secolo dell’era volgare, proprio quando il Cristianesimo divenne la religione dell’Impero Romano, Girolamo di Strido – che per tradurre la Bibbia in latino ritenne di dover chiedere consiglio anche a rabbini – disse: “Mentre vogliono essere Giudei e Cristiani, non sono né Giudei né Cristiani”.

Il figlio malvagio era pure stolto. La malvagità dell’opposizione radicale – accuse di falsificazione di parti della Legge e di altri Libri – lo escludeva dalla discussione, sia con gli Ebrei che con i Cristiani.

Nel corso del settimo secolo dell’era volgare, quando gli Arabi conquistarono gran parte dell’Impero di Bisanzio, la maggioranza degli Ebioniti confluì nell’Islam. 

   WOLF MURMELSTEIN                                                                                        TOP