LA FESTA DI PURIM NELLA STORIA EBRAICA

Il Libro di Ester quale fonte per la storia dell’Impero Persiano Achemenide

Quando dopo la lettura del Libro di Ester la sera di Purim ricordiamo con grande allegria la salvezza del popolo ebraico dallo sterminio progettato da Haman, dovremmo trovare anche il momento per alcune domande:  

  • Perché il Libro di Ester narra quella salvezza del popolo ebraico       senza mai nominare D’O?
  • Chi era storicamente il re persiano Ahashveros e chi era la prima moglie Vashti?
  • Quale era la struttura del Regno Persiano Achemenide e, quindi, con  quali popolazioni dovevano convivere le comunità ebraiche?
  • Quale era stato il ruolo di Ester e quale quello di Mordechai?
  • Quale insegnamento profondo dobbiamo trarre dal Libro di Ester per una migliore comprensione della storia ebraica?

Per rispondere a queste domande dobbiamo collegare la narrazione del Libro di Ester a quanto sappiamo sulla storia del primo impero persiano dominato dal popolo persiano insieme quello medo, di stirpe indo-germanica e adoratori di Zarathustra. I vari popoli semiti, fedeli alle divinità Marduk e Baal e quello ebraico, fedele a D’O ma disperso fra gli altri, si trovavano in una posizione secondaria. Gli storici parlano di due periodi nella storia del Regno Persiano-. Durante il primo, di grande vigore, Ciro il Grande consentì il ritorno in Giudea di un gruppo di ebrei che poterono cosi ricostruire il Tempio a Gerusalemme. Nella sola Giudea - la città di Gerusalemme e dintorni - si poté ristabilire il rispetto della Legge. In quello, stesso, primo, periodo i re Persiani portavano anche il titolo di Re di Babilonia, rispettando cosi le varie divinità semite pagane quali Marduk. Come si vede il grande Regno Persiano era multinazionale e multiculturale dove la stabilità interna esigeva tolleranza religiosa.

Quanto narrato nel Libro di Ester dovrà quindi venire collocato nel secondo periodo, di progressiva decadenza morale dell’Impero Persiano Achemenide, quando da una parte si diffusero culti orgiastici greci e dall’altra la categoria degli eunuchi conquistò una crescente influenza a corte. In particolare Artaxerxes II° Mnemon (404‑359 a.e.v.) aveva cercato di imporre anche in Giudea l’adorazione della divinità greca Afrodite e abbiamo notizie d’abusi da parte dei satrapi contro la comunità di Giudea  Forse lo stesso re aveva ordinato delle deportazioni dalla Giudea verso l’Ircania, sul Mar Caspio. Come narrato nel Libro di Ester, Ahashveros/Artaxerxes Menon II° aveva ripudiato la moglie Vashti/Stateira per il suo rifiuto di presentarsi nuda - “mostrare le proprie bellezze” - ad un banchetto;forse un’orgia in “onore” ad Afrodite. Il Midrash riferisce come Vashti abbia rivendicato con orgoglio la propria discendenza - “figlia della figlia” (discendenza in linea femminile) - dal re babilonese Nabbucodnezar e rimproverato ad Ahashveros/Artaxerxes II° Menon la sua permanente ubriachezza. Lo stesso Midrasch riferisce pure l’ostilità di Vashti alla libertà del culto a D’O nel Tempio di Gerusalemme distrutto proprio dal suo antenato. Per un intrigo di corte la regina Vashti venne condannata per disubbidienza al re e giustiziata.  Il successivo ordine reale, di portare a corte, anche con la forza, le fanciulle più belle d’ogni provincia e ogni popolo è da mettere in relazione sia al diffondersi delle riunioni orgiastiche di stile greco sia all’evidente volontà di obbligare le famiglie eminenti delle varie popolazioni a presentare ostaggi. Mordechai viene indicato come discendente di Kis della tribù di Beniamin, cioè della famiglia di re Saul, ed esponente della comunità ebraica. L’ordine alla nipote Hadassa (Ester) di non farsi riconoscere come ebrea (o ebrea praticante ) appare in coincidenza con le prepotenze di alcuni satrapi contro le comunità ebraiche per il rifiuto di adorare la divinità Afrodite (in persiano Anahita o Anahitis). Il Midrash riferisce su discussioni a corte circa i modi dell’imposizione della lingua persiana (quindi il culto di Zarathustra (nella forma deformata con l’adorazione di Afrodite!) nelle famiglie di marito persiano/medo e moglie appartenente ad un popolo semita.

La decadenza dei costumi favorita da Artaxerxes II° Mnemon, malvista pure dalla nobiltà persiana come contraria alle tradizioni, rese possibile l’ascesa al rango di primo consigliere del re ( o primo ministro) di Haman, appartenente a ciò che ancora restava del popolo di Amalek, storicamente ostile al popolo ebraico. Da una parte Ester riuscì ad entrare nelle grazie del re ma dall’altra parte Haman ottenne il decreto reale per la distruzione del popolo ebraico anche se Ahashveros/Artaxerxes II° Menon si ricorda di dovere all’ebreo Mordechai di essersi campato ad una congiura.Ester  trova il modo di affrontare il re, anche se doverosamente raccomanda a Mordechai di far riunire la comunità per la preghiera e digiuno. Ester, con l’impiego delle proprie grazie femminili e capacità di persuasione, ottenne dal re la rimozione di Haman dalla carica di primo consigliere del re (primo ministro) e l’autorizzazione per le comunità ebraiche sparse nell’impero persiano di difendersi con le armi contro gli attacchi mossi dai vicini il giorno fissato (per sor­teggio?) proprio per i giorni dei festeggiamenti orgiastici persiani, quando era facile scatenare le masse. La necessità di un decreto reale per autorizzare gli ebrei all’autodifesa indica che, all’epoca, le comunità ebraiche erano già state private di diritti e lasciate alla mercé di arbitri e violenze. La salvezza era stata ottenuta avendo un esponente della comunità ebraica di Susa, Mordechai, in certo senso, sacrificato la nipote, che seppe agire nell’ambiente immorale della corte reale. E’ da aggiungere che il Libro di Ester ci dice che molti Satrapi appoggiarono quel giorno la lotta di difesa degli ebrei “perché grande era Mordechai”. Ciò indica che Mordechai sia stato capace di organizzare un’alleanza dei popoli semiti contro il razzismo dell’elemento persiano/medo. Se leggiamo che gli ebrei combatterono ma evitarono di appropriarsi di oggetti rituali dei santuari pagani troviamo un’altra conferma di questa alleanza per la libertà di religione. E quindi doveroso ricordare Ester e Mordechai, capaci di agire in mezzo della dilagante immoralità di quella corte evitando però ogni possibile profanazione del Nome di D’O e facendo una accorta politica di alleanze con altre etnie e altri culti presenti nell’Impero Persiano Achemenide. La salvezza del popolo venne ottenuta “con un mezzo o un altro” e “raccogliendo tutte le proprie forze spirituali”, tenendo presente che la libertà religiosa deve valere per tutti.

       Haman dopo essere stato rimosso venne condannato e giustiziato per ordine del re Artaxerxes II° Mnemon e, al suo posto, Mordechai venne nominato primo consigliere del re (o primo ministro). Ciò indica che il re abbia voluto ristabilire l’equilibrio fra l’elemento semita e quello indo-europeo assicurando cosi nuova stabilità interna al Regno Persiano, proprio in quel periodo vittorioso sui Greci e quindi molto potente.

         L’eunuco Bagoas, molto ostile alle comunità ebraiche e che  qui viene spesso citato, fece invece uc­cidere il re Artaxerxes III° Ochus (359-338 a.e.v.), figlio di Artaxerxes II° Menon (Ahashveros) e della sfortunata regina Stateira (Vashti). L’ultimo re Dario III° (338-330 a.e.v.) della dinastia Achemenide – esausta dalla lunga serie di assassini e ormai priva di validi personaggi – venne sconfitto da Alessandro Magno e morì in battaglia.

Deve essere notato come questa salvezza del popolo non era stata opera di un discendente di Casa di David ma, invece, merito di discendenti della famiglia dello sfortunato re Saul, usando più l’azione politica che la lotta armata. Cosi si potrebbe spiegare l’opposizione di diversi Maestri all’inclusione del Libro Ester nella Bibbia; prevalse però l’esigenza dell’unità con le comunità ebraiche della Babilonia.

Ai nostri giorni assume quasi un significato profetico l’ammonizione di Mordechai ad Ester “Non pensare nel tuo cuore di salvarti a pre­ferenza di tutti gli Ebrei, perché ti trovi nella reggia. Se in questo momento tacerai, per gli Ebrei verrà aiuto e salvezza da altro Luogo, ma tu perirai insieme con la casa di tuo padre”. Nei secoli, spesso chi aveva creduto di potersi dissociare dal popolo ebraico finì a doverne comunque, in varie forme, condividerne la sorte.  All’epoca del dominio greco il Libro di Ester ricordava la stupida empietà degli ultimi re persiani, da non rimpiangere. Nei secoli successivi varie comunità ricordavano salvezze ottenute “con un mezzo o un altro” istituendo delle Feste di Purim locali.

        All’epoca della Shoah le salvezze dovevano essere ottenute “con un mezzo o un altro”, quasi sempre con diverse forme di corruzione. Chi è, o era, chiamato a rappresentare in tempi di pericolo la co­munità deve agire con mezzi particolari, inammissibili in tempi normali, per salvare il salvabile. Nei resoconti si dovrà però e­vitare ogni possibile profanazione del Nome di D’O.

        I nazisti – forse ricordando la contrapposizione fra gli ebrei fedeli a D’O e i persiani (ariani) devoti a Zarathustra - consideravano Purim quale data op­portuna per le loro “azioni” di violenze e sterminio. Nel 1944, proprio a Purim, i componenti di un gruppo portato da Terezin nel settembre 1943 ad Auschwitz e tenuto per sei mesi in una sezione speciale (per far così inviare cartoli­ne di saluti) venne inviato al martirio. I nazisti volevano sfidare in questo modo il ricordo di una salvezza ebraica. Chi scrive ave­va conosciuto alcune di queste vittime e con questo articolo ricorda quel gruppo di martiri.

 

 WOLF MURMELSTEIN                                                                                         TOP